Mondo magico: la secessione che attraversa le menti di Beppe Grillo, Licio Gelli, Totò Riina e Umberto Bossi

Quando ho letto l’ultima sparata sulla secessione di “Giuseppe detto Beppe fu Grillo” (nel senso che il nome di battesimo è una cosa cristiana che rimane del comico Grillo) un brivido mi ha attraversato la schiena.

Beppefugrillo un giorno si e l’altro pure attacca i giornalisti, a suo dir schiavi dei poteri forti (massoneria compresa?) o marci e con una preparazione addirittura inferiore alla povertà di alcune sue battute (di ieri e di oggi).

Lungi da me l’idea di convincere beppefugrillo di non essere mai stato nell’esercito dei “piegati” e degli “incolti” (cerco, umilmente, di studiare e leggere ogni santo giorno che Dio manda sulla terra), mi considero molto ignorante e dubbioso (ignoranza e dubbio sono virtù rare tra i Giornalisti).

Figuriamoci, sono un inviato del giornale della Confindustria…Chissà, secondo il suo giudizio, quanto sono pecoroni quelli che scrivono sul foglio degli industriali. Suppongo che una vita personale e professionale intera, la mia, che parla (e si legge) da sola e testimonia il contrario, a nulla serva.

Ergo, per portarmi avanti con gli insulti, mi autodefinisco “pecorone non scolarizzato” e vado avanti con la riflessione sul brivido lungo la schiena partendo da un’ultima considerazione: beppefugrillo, a giorni alterni, rilancia i temi della gogna fiscale alla quale gli italiani sono costretti e il tema della mafiosità della politica, della classe dirigente, della burocrazia statale e via di questo passo.

Senza negare che tra i giornalisti ci sono i “lecca-lecca”, che lo Stato centralizzato (ma anche quello decentrato) non funziona, che la pressione fiscale è insopportabile e che la mafiosità dilaga ad ogni livello non posso che riportarvi tutti a quello che giudico (l’ho scritto tante volte) un testo laico e incompiuto dell’evoluzione dei sistemi criminali e alla pericolosissima quanto involontaria e deprecata armonia con il credo secessionista/federalista recitato urbi et orbi da beppefugrillo. Un assist involontario e deprecato che, ne sono intimamente certo, è quanto di più lontano dalla volontà dell'autore così come lo era (all'epoca) e lo è tuttora per Bossi, Maroni e compagnia. Si ragiona sui fenomeni.

LA PROCURA DI PALERMO

Il gran mischione con tante ragioni e poche proposte di beppefugrillo – il federalismo parasecessionista, la burocrazia cattiva, lo Stato corrotto, la zavorra fiscale da abbattere, la politica paragnosta figlia di paragnosti – senza che il comico lo sappia, ce le ritroviamo, con ben altro spessore, in quello che considero tra i testi "sacri" del malaffare scoperchiato (ahimè non provato), che diventa mera pietra di paragone e analisi sociale per alcune sfortunate coincidenze che, sono intimamente certo, faranno inorridire per primo beppefugrillo. Mi accontenterei già che per lui fossero argomento di seria riflessione.

Si tratta della richiesta di archiviazione spedita il 21 marzo 2001 dall’allora pubblico ministero Roberto Scarpinato al Gip del Tribunale di Palermo, del procedimento penale che vedeva indagati personaggi come Licio Gelli, Stefano Menicacci, Stefano Delle Chiaie, Rosario Cattafi, Filippo Battaglia, Salvatore Riina, Giuseppe e Filippo Graviano Nitto Santapaola, Aldo Ercolano, Eugenio Galea, Giovanni Di Stefano, Paolo Romeo e Giuseppe Mandalari. Non propriamente personaggi “laqualunque”.

Leggete bene il capo di imputazione, per tutti venuto a cadere ancor prima di un eventuale sbocco processuale, a testimonianza della grande onestà intellettuale del pm e della Procura che ritenne (con grande sofferenza) insufficiente la prova di un nesso di casualità fra l’attività finalizzata alla costituzione dei movimenti leghisti meridionali e l’accordoeversivo-criminale maturato all’interno di Cosa Nostra, nonché l’incompletezza della prova in ordine alla “permanenza” dell’accordo eversivo/secessionista negli anni successivi al 1991.

Ebbene, i 14 soggetti erano indagati «per avere, con condotte causali diverse ma convergenti verso l’identico fine, promosso, costituito, organizzato, diretto e/o partecipato ad un’associazione, promossa e costituita in Palermo anche da esponenti di vertice di Cosa Nostra, ed avente ad oggetto il compimento di atti di violenza con fini di eversione dell’ordine costituzionale, allo scopo – tra l’altro – di determinare, mediante le predette attività, le condizioni per la secessione politica della Sicilia e di altre regioni meridionali dal resto d’Italia, anche al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra e di altre associazioni di tipo mafioso ad essa collegate sui territori delle regioni meridionali del Paese».

LE MACROREGIONI

Secondo la ricostruzione storico/sociale della Procura di Palermo, tra il 1990 e il 1991, alcuni vertici di Cosa Nostra, unitamente ad altri soggetti esterni, mettono a punto un progetto di destabilizzazione politica finalizzato, in ultima analisi, a ripristinare nuove e diverse “relazioni” con il mondo della politica, ritenute più vantaggiose per l’associazione criminale.

Il progetto subì una brusca accelerazione alla fine del 1991 –  in prossimità della decisione della Corte di Cassazione sul maxiprocesso – e trova il suo incipit nel 1992 subito dopo l’emanazione della sentenza il 30 gennaio. Il progetto muoveva dalla seguente diagnosi, verosimilmente prospettata ai capi di Cosa Nostra da intermediari di soggetti (aventi interessi politico-criminali in parte diversi, ma tuttavia convergenti) provenienti da ambienti della massoneria deviata e della destra eversiva:

1) i referenti politici di Cosa nostra avevano dimostrato di non prendersi più cura (o di non essere più in grado di prendersi cura) degli interessi dell’organizzazione, così come delle altre macro-organizzazioni mafiose;

2) appariva, dunque, necessario disarticolare il vecchio quadro politico-istituzionale e dare vita ad un nuovo assetto globale dei rapporti con la politica mediante una strategia complessa consistente, per un verso, nella perpetrazione di una serie di atti violenti volti a creare un clima di terrore con finalità destabilizzanti e, per altro verso, nella contemporanea creazione di nuovi soggetti politici, espressione organica del sistema criminalee dei suoi nuovi referenti esterni. Punto di approdo di tale strategia doveva essere «la trasformazione dello Stato unitario in una nuova “forma Stato” che contemplava la rottura dell’unità nazionale, la divisione dell’Italia in più stati o macroregioni e, comunque, la secessione della Sicilia».

E’ abbastanza chiaro il progetto macro-regionale?

I nuovi soggetti politici, consistenti in varie leghe meridionali da aggregarsi poi in un’unica Lega meridionale, avrebbero dovuto agire in sinergia con la Lega Nord, movimento allora emergente e in grande crescita, che perseguiva da anni un autonomo progetto politico accentuatosi in quella fase storica in direzione del secessionismo di alcune regioni settentrionali.

La creazione di uno Stato autonomo nel Sud con prerogative di sovran
ità avrebbe consentito di monopolizzare la gestione politica degli interessi economici leciti e illeciti, trasformando questa parte del Paese in una sorta di zona franca, governata da soggetti espressione del sistema criminale.

Sono anni in cui Cosa Nostra e i suoi referenti progettano di “farsi Stato”, ritirando la delega per la tutela dei propri interessi a settori del mondo politico rivelatisi inaffidabili, con l’intenzione di gestirli direttamente, tramite proprie creature politiche.

A Cosa nostra – parte infima e deteriore di un ben più ampio sistema criminale, fatto di servizi segreti deviato, servitori infedeli dello Stato, massoni dal grembiule sporco, destra eversiva, professionisti al soldo e, aggiungo io, mondo dell’informazione compiacente e corrotto – non pareva vero di appoggiare e soffiare su un progetto federalista o secessionista che (e la cupola mafiosa 2.0 lo capì subito), avrebbe avvicinato ancor più i sistemi criminali alle stanze dei bottoni, con minori ostacoli, interferenze e gradini da scalare. Un accesso “diretto” che valeva per il Sud ma che vale inequivocabilmente per il Centro e per il Nord, oggi aggrediti e “mangiati” dagli appetiti insaziabili e inarrestabili dei sistemi criminali.

E SE DOMANI…

Noncurante (e/o legittimamente ignorante) di questa lucida, fredda e devastante analisi della Procura di Palermo, a prescindere da una verità giudiziaria mai accertata ma che comunque oggi si trova, tra Caltanissetta, Catania, Reggio Calabria e Roma ad avere nuovi spiragli di rilettura, cosa fa beppefugrillo? Ti va a proporre, in un sorprendente articolo che riecheggia nel titolo una canzone di Mina, “E se domani…”, «che per far funzionare l'Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni, recuperando l'identità di Stati millenari… ». Forse non si rende conto di quello dice o forse dice ciò di cui non si rende conto, fate voi. Una coincidenza perfetta – per quanto maledetta e sfortunata – tra la sua “comica” invenzione e i desiderata di “Cosa nostra in Gelli” e i paralleli, per quanto indipendenti, auspici delle leghe del mio Stivale.

La secessione o, in subordine, la creazione di macro-regioni è il sogno delle mafie 2.0 e ogni alito di vento, per quanto inconsapevole come quello di beppefugrillo, alimenta i sogni, in primis, di ‘ndrangheta e Cosa nostra. Pensare, attraverso la creazione di un federalismo macchiettistico non accompagnato da serie riforme (formazione in primis e fisco), di contrastare o porre ostacoli alla pervasività delle mafie 2.0 vuol dire non aver capito nulla della loro analisi politico-strategica.

L’ANTAGONISTA

Ma andiamo avanti. Mentre Riina e Gelli verosimilmente esultano al geniale rilancio secessionista e/o parafederalista, tra una dama di compagnia in carcere e uno di loggia, mi risuonano le parole che all’epoca Scarpinato riferì alla Lega Nord (rectius, a Umberto Bossi), quale «partito anti-partiti”, l’antagonista del sistema politico tradizionale».

Questo percorso sfocia nel febbraio del 1991, data in cui la Lega Nord celebra il suo primo congresso dopo la fusione nella Lega Nord di tutte le leghe preesistenti e dove si ipotizza uno stato federale articolato in macro-regioni: il Nord, il Centro e il Sud. E si giunge a proporre una vera e propria secessione, sostenendo che l’estensione macroregionale rispecchia la necessità di misurarsi con lo Stato centralista, essendo «la Repubblica del Nord l’unico rimedio per tagliare il nodo della partitocrazia centralista, corrotta e mafiosa».

Peraltro, già dal 1990, Bossi aveva iniziato a manifestare pubblicamente l’intenzione di estendere il progetto federalista della Lega Nord anche alle regioni del Centro e del Sud Italia. E nel settembre 1990 veniva pubblicata un’opera dell’ideologo (!) Gianfranco Miglio dal titolo: “Una costituzione per i prossimi trent'anni. Intervista sulla terza Repubblica”, nella quale si prefigurava la costituzione di tre macro regioni, la Padania, il Centro e il Sud, destinate a far parte di uno Stato federale.

Intanto, già dall’aprile 1990, per iniziativa di tal Cesare Crosta, era iniziata l’attività della Lega Centroe della Lega Sud, entrambe aderenti alla Federazione nazionale delle Leghe promossa dalla Lega Lombarda, che raggruppava, per l’appunto, la Lega Nord, la Lega Centro e la Lega Sud. Sia alla Lega Centro che alla Lega Sud facevano capo, a loro volta, numerose leghe regionali: Lega Centro Lazio, Lega Sud Sicilia, Lega Sud Calabria, eccetera eccetera eccetera.

LA QUESTIONE FISCALE

Anche i “pecoroni descolarizzati” come chi scrive, sanno che il federalismo, senza il federalismo fiscale è una presa per i fondelli.

Ebbene, beppefugrillo, forse inconsciamente, pur cambiando l’ordine dei fattori (prima ha cavalcato la protesta fiscale e poi il federalismo parasecessionista, postponendo dunque la questione politica a quella tributaria, ma poco cambia) in questi anni non si è fatto mancare lo sparo alzo zero su tasse e affini.

Ebbene, già negli anni Novanta, ricostruì ancora la Dda di Palermo, l’attivismo politico di Gelli venne da lui stesso esplicitato in un’intervista all’Europeo rilasciata il 10 settembre 1992, nell’ambito della quale indicò Bossi come l’unica speranza; espresse il proprio disprezzo per i vertici politici del tempo («la teppaglia che ci sta rapinando»); auspicò un colpo di Stato per eliminare i vertici; lamentò che non vi erano più veri militari per realizzare tale colpo di stato, del quale – a suo dire – vi sarebbero state pure le condizioni; indicò in Bossi e quindi nella Lega Nord l’unica via di uscita, manifestando la propria adesione allo sciopero fiscale, prodromo della secessione.

E in alcune interviste successive Gelli rilanciò la protesta antipartitica qualificando la classe politica come corrotta e iniqua e ribadendo che tale classe doveva essere eliminata.

Ora non può sfuggire a nessuno che Grillo si presenta esattamente come si presentava il senatur 20 e rotti anni fa: il duro e puro che avrebbe spazzato d’un colpo la piovra statale, la piovra fiscale, la piovra burocratica e la piovra politico-parlamentare. Amen.

Buon per Grillo che il “venerabile”, scrisse Stefano Citati del Fatto Quotidiano il 10 marzo 2013, ebbe a dire del comico «che è un fuoco di paglia che incarna la rabbia sociale. Il paese è alla fame e va dietro a chi gli dice quel che si vuol sentir dire…Per Gelli il Movimento 5 Stelle rappresenta un'occasione, una porta d'accesso al potere dei tanti che sono finora stati esclusi».

Non so se quelle cose Gelli le pensi davvero (ma lo spero vivamente per marcare un oceano tra il ricco genovese e il ricco pistoiese) su Grillo e sul suo Movimento pentastellato – che conta così tante p
ersone capaci e di buon senso al punto da chiedersi dove abbiano peccato i loro genitori nel vederseli un giorno paracadutati tra le braccia del duo Beppe GrilloGianroberto Casaleggio – ma se non lo pensa è un motivo in più per preoccuparsi.

Per quel che mi riguarda bastano già le sventurate quanto involontarie coincidenze tra la furia secessionista di beppefugrillo e la furia parasecessionista di Cosa nostra e delle leghe (sia ben chiaro, anche queste ultime a loro volta distinte e separate e non certo accomunate da un volontario disegno), le disgraziate quanto involontarie coincidenze tra il furore anticasta pentastellato e quello delle leghe e gelliano e le pacchiane quanto involontarie coincidenze tra l’uomo forte di San Fruttuoso in Genova e i celoduristi celtici, tutti duri e puri contro la burocrazia e le caste di tutto il mondo.

La politica – pentastellata, celodurista, di centrodestra e centrosinistra, ammesso che esista ancora la differenza e chi più ne ha più ne metta – non può permettersi di offrire involontarie quanto devastanti bombole di ossigeno a disegni che, buttati così, nulla hanno di politico. Scherzare si può. Ma il federalismo istituzionale, quello fiscale e la sburocratizzazione di un Paese che sta affogando, sono temi troppi seri per essere lasciati ai travasi d’acqua del dio Po, alle chiacchiere verdinianrenziane, a quelle della presunta opposizione o alla suggestione dialettica e oratoria che affonda in una canzone del ’64 cantata da Mina. «E se domani io non potessi rivedere te…».

Magari fratelli, magari!

r.galullo@ilsole24ore.com

P:S. PER UNA COMPLETA E ANCOR PIù RAGIONATA DISAMINA SI VEDA ANCHE http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/03/beppe-grillo-e-il-macroregionalismo-eo-secessionismo-stop-agli-insulti-e-alle-minacce-entriamo-nel-merito.html

  • Claudio Ballerino |

    Che tristezza profonda…quasi 65 anni di Carta Costituzionale, altrettanti di scuola pubblica, 25 di internet e si deve ancora assistere ad interventi anonimi (chapeau per il coraggio e pena per i genitori, meschini!)insulti, e l’impossibilità e l’incapacità di una discussione che affronti i contenuti, politici e giornalistici. Suggerirei di ricominciare…dall’analisi del testo, del periodo, e dei comportamenti…i propri.

  • Luciano N41 |

    Mi raccomando di non mettersi alla guida.
    Consiglierei di attendere qualche ora.
    I controlli con palloncino se risultano positivi portano a gravi sanzioni.

  • galullo |

    Nicoletta la ringrazio per i suoi toni civili. Ma io non sono un avversario. Nè di Grillo nè di qualunque altro politico o parapolitico. Io faccio (male) il giornalista. E’ un’altra cosa. saluti

  • galullo |

    Baiocchi la ringrazio per i toni civili (rarissimi tra i suoi commilitoni grillini). Devo ammettere di essermi perso con tuti i suoi “giusto?” e alla fine ho capito il perchè. Di “giusto” nelle sue riflessioni non c’era nulla. Non in valore assoluto ma in relazione a quanto ho scritto (mi spiace se ha dovuto rileggere 3 volte, la colpa è solo mia). Ricapitolo: a me di Grillo, del M5S etc etc non me ne frega nulla. Come non me ne frega nulla degli altri partiti. E così elimino tutta la parte delle sue riflessioni sul perchè non ho tenuto conto di questo, quest’altro e quest’altro ancora. Secondo: non sono un giornalista d’assalto. Terzo: non ho preso ne riga ne compasso (quello lo lascio ad altri) e quindi non ho fatto alcuna somma matematica (non mi permetterei mai di proprorre paragoni tra Grillo o un movimento come il 5 Stelle o come Bossi e la Lega con nomi, cognomi e movimenti neri della nostra vita democratica) e ho semplicemente detto che chiunque, in assenza di proposte serie, convincenti e attendibili, si limita a vagheggiare con un “e se domani…” un’intollerabile (per me) macroregionalismo, non fa altro che dare fiato alle trombe e trovarsi (inavvertitamente e senza volerlo, anzi contro la propria volontà) a fare i conti con una pessima e deprecabile compagnia, fatta di orridi personaggi (come Riina) ai quali un macroregionalismo “laqualunque” va bene, anzi benissimo, perchè avvicina al proprio comando le leve del potere e della corruzione. Questo ho detto, questo ripeto. Follia è dire che non si debba parlare seriamente di federalismo. Sono il primo a farlo ma un federalismo “la qualunque” è peggio di un centralismo devastante come quello che abbiamo. Ora, lei mi sa dire (visto che addirittura si è messo a spulciare il programma del M5S e la ringrazio) dov è un progetto serio, convincente, fruttuoso e di sviluppo nei proclami di Grillo sul fronte federalista? Per lei basta un “e se domani…” che fa male al cuore leggere? Beato lei e beati voi. Dare fiato e lasciare che la tromba suoni senza dare armonia a quanto si suona è non solo inutile ma dannoso. Quarto e ultimo: il lavoro della Procura di Palermo nel 2001 era solo un “gancio” per dire che sono decenni che inquirenti e investigatori indagano sul filo devastante che passa tra eversione nera, massoneria deviata e mafie, tutti tesi ad avvalorare e a cavalcare qualunque progetto federalista, macroregionalista e secessionista. Ficcatevelo in zucca. Valeva nel 2001, valeva nel ’92 (anni stragisti ai quali quell’indagine si rifà) vale oggi, varrà domani. E così la pensano molti analisti e studiosi (che non sono nè pm nè investigatori).saluti

  • Rudy Baiocchi |

    Salve Galullo,
    essendo anch’io illetterato, semianalfabeta, etc., ma, soprattutto di basso QI, le chiedo lumi sul suo articolo non essendo certo di averlo bene interpretato, ovviamente per carenze del tutto mie. Pensi che ho dovuto rileggerlo tre volte.
    Tutto parte da questa inchiesta della Procura di Palermo conclusasi nel 2001, giusto?
    Gli imputati erano praticamente accusati di volere, tramite azioni violente, provocare la secessione della Sicilia per meglio controllarla, giusto?
    Partendo da queste premesse, quindi, lei accusa Grillo di fare (involontariamente, ho capito!) il gioco della mafia quando parla di federalismo (tra l’altro mi sono andato a rileggere il programma del Movimento e non si parla da nessuna parte di federalismo, ma gliela passo senza problemi), giusto?
    Questo mi sembra il succo dell’articolo.
    Quindi,per estensione, in base alle sue conclusioni, chiunque proponga il federalismo fa il gioco della mafia?
    E siccome Grillo (pare) sia favorevole al federalismo si merita di vedersi accomunato nel titolo del suo articolo a Gelli e a Riina, giusto?
    Beh, Galullo, non le pare una motivazione un po’ debole? Soprattutto, come fa lei a non prendere in considerazione tutto il resto del programma 5S, i codici di comportamento, e la coerenza dimostrata con i fatti fino ad ora?
    Il blog di Grillo esiste da quando? Dal 2005? Boh, non ricordo, ma immagini quanti post abbia scritto da allora. Lei ha preso tre righe da uno di quei post, il capo d’accusa di un’inchiesta di anni prima finita tra l’altro in una bolla di sapone e ha fatto 2+2?
    A me, sinceramente, sembra una conclusione abbastanza forzata, soprattutto perché lei non tiene affatto conto del fatto che col M5S al governo, la mafia perderebbe completamente qualsiasi legame con la politica e le istituzioni e quindi, federalismo o non federalismo, perderebbe comunque potere.
    Mi spiace ma purtroppo i suoi sforzi non convincono. Lei mostra la sicumera del giornalista d’assalto alla Bob Woodward, ma genera solo delle fragilissime e incongruenti congetture che non aggiungono e non tolgono nulla né al giornalismo, né allo scenario politico del nostro devastato Paese.
    Ciononostante la saluto col massimo rispetto.
    Rudy Baiocchi

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