Totò Riina solo soletto/AAA cercasi detenuto disposto a confessarlo e fare ospitate in tv a circuito chiuso – La vecchia rosa di nomi

Poverò Totò Riina. Parafrasando la canzone di Sanremo 54, cantata da Gino Latilla, anche lui tornò solo.

La sua favella garrula, ora, è a secco. Troppo ha già cantato. E infatti, qualcuno, vuole che non vanti più (http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/02/falange-armata-si-rif%C3%A0-viva-con-la-lettera-a-tot%C3%B2-riina-ma-la-sua-presenza-borderline-%C3%A8-vecchia-le-i.html)

A confermarlo è l'ex ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, che il 30 gennaio è audita in Commissione parlamentare antimafia.

Dapprima dà rassicurazioni sulle preoccupazioni espresse in una precedente seduta dai commissari Claudio Fava (Sel) e Beppe Lumia (Pd). «Quanto alle preoccupazioni espresse in ordine al regime del 41-bis dell'ordinamento penitenziario – afferma – desidero anzitutto ribadire che nessuna triangolazione si è creata tra Riina Salvatore, suo figlio Giovanni e Lorusso, poiché quest'ultimo non è mai entrato in contatto con il suddetto Giovanni Riina».

Poi l'ex ministro della Giustizia racconta che il 7 gennaio 2014 il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, a seguito dell'audio-videoregistrazione e della successiva trascrizione di un colloquio visivo di Totò Riina, ha avuto notizie di riferimenti al dottor Di Matteo da parte del detenuto durante un incontro con la moglie e la figlia. Riina, però, parlando con la moglie, si riferisce a Di Matteo cercando di sminuire l'allarme creato dai mass media circa le presunte minacce lanciate nel corso di conversazioni con il detenuto Alberto Lorusso, con il quale ha effettuato brevissimi (meno male!) momenti di socialità dal 20 aprile al 6 dicembre 2013.
Infine l'ex ministro passa a descrivere la complessa individuazione dei detenuti per lo svolgimento dei momenti di socialità. La scelta dei detenuti di particolare spessore criminale alloggiati nelle aree riservate degli istituti penitenziari, quali lo stesso Riina, avviene a opera della direzione generale dei detenuti e del trattamento, all’esito di una complessa procedura che prevede quale momento fondamentale la condivisione con il Procuratore nazionale antimafia.

I criteri adottati per l’individuazione del detenuto con cui i soggetti del calibro di Riina svolgono la socialità, quindi, tengono conto di tutta una serie di fattori volti a selezionare quelli di minore spessore criminale, appartenenti a organizzazioni criminali diverse e operanti in contesti territoriali differenti da quelli del detenuto per il quale è formato il gruppo, secondo le risultanze giudiziarie.
Si tiene conto poi della gravità del reato, del periodo di permanenza all’interno del regime speciale e del fine pena, avendo cura, da un lato, di evitare che del gruppo faccia parte un esordiente e, dall'altro, che comunque la gravità del reato contestato e il fine pena previsti non siano significativi di particolare spessore criminale, evitando di far cadere la scelta su soggetti non definitivi o che comunque presentino un fine pena ravvicinato nel tempo, per impedire la diffusione di notizie all’esterno consequenziali a una scarcerazione prossima.

VENIAMO A NOI

Dopo questo lungo prologo, Cancellieri spiega che nel caso di Riina, la “rosa”era ristretta a quattro soggetti: Pasqualino Garofalo, nato a Torre Annunziata il 16 aprile 1960, camorra, fine pena: mai; Giacomo Serra, nato a Napoli il 3 agosto 1957, camorra, fine pena: mai; Alberto Lorusso, nato a Montemesola il 23 agosto 1959, Sacra corona unita, fine pena: ottobre 2022; Angelo Saponaro, nato a Carmiano il 26 settembre 1966, Sacra corona unita, fine pena: mai.
La Direzione nazionale antimafia, nella “rosa”, ha indicato come soggetto idoneo il detenuto Alberto Lorusso. Pertanto, con un provvedimento del 10 aprile 2013, ne è stata disposta l’assegnazione all’area riservata della casa di reclusione di Opera, suggerendo alla direzione di attuare tutte le misure previste dalle vigenti disposizioni e di segnalare immediatamente eventuali atteggiamenti dei soggetti rischiosi per l’ordine e la sicurezza.

IL PRESIDENTE INTERVIENE

Rosy Bindi (Pd), presidente della Commissione parlamentare antimafia, interviene: «Noi siamo venuti a conoscenza oggi per la prima volta della rosa dei nomi che erano stati proposti alla procura nazionale. Ci risulta che la procura nazionale, come previsto dalla legge, scelga e indichi nella rosa dei nomi che viene proposta la persona più indicata, che in questo caso è stata individuata nel detenuto Lorusso.
La domanda è: questa scelta da parte della procura nazionale viene motivata o è semplicemente un'indicazione? Nel caso in cui non sia prevista la motivazione, dagli elementi che abbiamo potuto acquisire esaminando questa particolare vicenda, secondo noi, o almeno secondo me, un minimo di motivazione del perché tra una rosa di nomi si scelga una persona rispetto a un'altra forse andrebbe fornito. Avremo modo eventualmente di rivolgerci alla procura nazionale.
Da quello che ho capito, in questo momento Lorusso è stato trasferito e, quindi, o Riina non ha socialità, o si è passati a un'altra scelta in proposito. La domanda la rivolgiamo a lei. Annunciamo poi che abbiamo anche intenzione di sentire il direttore generale delle carceri, il dottor Piscitello, che riteniamo possa essere la persona giusta per chiarire molti aspetti e per rispondere a molte domande che sono nate anche nel prosieguo delle nostre audizioni su questo tema.
Chiedevo se in questa fase Riina è senza rapporti di socialità o qual è la persona alla quale si è ricorsi, cioè se è in atto la ricerca della prossima».

 

LE RISPOSTE

Puntuali arrivano le risposte di Cancellieri: «Sulla socialità di Riina non sembra che la scelta sia motivata. Comunque, è una questione che appartiene alla Direzione nazionale antimafia. In questo momento a noi risulta (Riina ndr) non avere rapporti di socialità».

Poi aggiunge: «Attualmente Riina Salvatore non fruisce dei momenti di socialità, essendo state interessate le competenti Dda e Dna al fine dell’individuazione di un idoneo soggetto dopo il trasferimento ad altro istituto del Lorusso disposto il 6 dicembre 2013 su richiesta della direzione distrettuale antimafia di Palermo».
Insomma: la belva di Corleone attualmente è solo soletto. Ma la domanda è: gli serve proprio un compagno di cella? Se sì, perché? E qui si aprirebbe tutto un altro capitolo che spalancare diventerebbe esplosivo se si volesse dare credito a c
hi pensa che c’è chi – una parte nascosta e invisibile dello Stato – ha tutto l’interesse che i boss parlino, parlino, parlino…Sapendo benissimo che ogni loro respiro è passato ai raggi X e, alla bisogna, di ogni singola chiacchiera o cantata viene informato l’universo modo attraverso i media.

r.galullo@ilsole24ore.com