Armi chimiche siriane/2 I sindaci fuori dal raggio di operazione guidano la rivolta contro la nave: Seminara, Cinquefrondi e Polistena in testa

Amati lettori ieri, fino a che la linea telefonica ha tenuto (poi è misteriosamente scomparsa) ho potuto seguire in diretta streaming l’assemblea dei sindaci dei 33 Comuni del comprensorio della “città degli ulivi”, che si sono dati appuntamento alle 16 nell’aula consiliare di San Ferdinando per discutere dell’emergenza sociale segnata dall’arrivo di 560 tonnellate di armi chimiche siriane nel porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria).

Come scrivo oggi sul Sole-24 Ore (nelle pagine degli Esteri) dopo circa tre ore è passato un documento unitario che dà mandato ai sindaci di San Ferdinando e Gioia Tauro di opporsi, oggi a Roma, nell’incontro con il premier Enrico Letta, alla decisione del Governo di far transitare il cargo danese Ark Futura e la nave americana Cape Ray.

L’assemblea però ha raccontato anche qualcosa di diverso non solo con le legittime e condivisibili opinioni del sindaco di Giffone sull’assurdità di non aver mai indetto un’assemblea contro i traffici della ‘ndrangheta nella Piana (http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/armi-chimiche-siriane1-il-sindaco-di-giffone-mai-vista-unassemblea-sui-traffici-della-ndrangheta-nella-piana-di-gio.html) ma anche sulla presunta unanimità tra i sindaci.

Sì, d’accordo, il documento unitario c’è stato ma la sensazione (paradossale, per certi versi) è stata che i sindaci fuori dal recinto delle operazioni fossero più intransigenti dei tre sindaci di Gioia, San Ferdinando e Rosarno, direttamente coinvolti perché nei loro territori rientra l’area portuale.

Abbiamo visto nel precedente articolo (che vi invito a leggere atraverso il link indicato) il realismo del sindaco di San Ferdinando, Domenico Madafferi, che oggi batterà i pugni sul tavolo del premier Enrico Letta. Più deciso l’intervento del vice sindaco di Gioia Tauro Jacopo Rizzo.

 JACOPO RIZZO VICE SINDACO DI GIOIA TAURO

Ecco gli appunti presi ieri in diretta

Noi a Roma andremo a ribadire la nostra posizione contraria e non andremo a contrattare nulla per svendere il territorio. Qui ci sarà anche il rigassificatore. Ogni volta che si deve collocare qualcosa che nessuno vuole, si sceglie Gioia Tauro.

Sarebbe opportuno che il Governo spieghi perché si sceglie un’area che non ha un ospedale in zona.

L’intera Calabria si gioca molto perché se non saremo in grado di difendere i nostri diritti come hanno fatto altre regioni, tutto il territorio perderà di credibilità. Non ci si può dimenticare di questo territorio in tutte le situazioni.

EMANUELE ANTONIO OLIVERI PRESIDENTE DEL COMITATO CITTÀ DEGLI ULIVI

Decisamente più accalorato l’intervento di Emanuele Antonio Oliveri, presidente del Comitato Città degli Ulivi e sindaco di Melicuccà. Molto applaudito il suo intervento. Eccolo in sintesi.

I nostri politici non si fanno sentire nelle sedi dovute: siamo figli del porcellum.

Perché faranno una linea rossa di un chilometro con 500/600 militari se questa è un’operazione di routine? Se siamo un porto di eccellenza perché da 4 anni circa 500 lavoratori sono in cassa integrazione?

C’è gente oggi qui ma non abbastanza. Me ne sarei aspettata di più. Possiamo continuare a subire tutto supinamente?

La proposta che faccio è di tenere alto il livello di attenzione su quello che succederà a Roma. Non ci saranno buone nuove dai tavoli romani. Dobbiamo essere pronti a una mobilitazione civile contro scelte non condivise.

 

ORLANDO FAZZOLARI SINDACO DI VARAPODIO

Poi parola al sindaco di Varapodio. Eccolo in sintesi.

Un minimo di informazione alla popolazione e al territorio andava data. Perché non ci hanno dato informazioni? Cerchiamo di alzare il livello di attenzione e diciamo al Governo che non si possono fare queste operazioni senza che il territorio venga informato.

Insieme a voi cittadini siamo stati calpestati. Se ci mettiamo a litigare tra di noi, quello che hanno deciso di fare lo faranno ancora peggio.

 

GIOVANNI PICCOLO SINDACO DI SEMINARA

Parola al sindaco di Seminara. Eccolo in sintesi sottolineando che questo intervento ha riscosso applausi a scena aperta.

Siamo qui per tutelare il territorio.

Difficilmente riusciremo a impedire l’arrivo delle sostanze chimiche che verranno smaltite a pochi metri da casa nostra, nel Mediterraneo. Come giustificheremo ai nostri concittadini la necrotizzazione e le neoplasie? Siamo un popolo di sventurati e poveri! Siamo un’eccellenza quando fa comodo altrimenti siamo una pattumiera.

Quando il nostro porto arriva a competere con Genova allora ci bloccano!

Dobbiamo spingere per lo smaltimento in un sito nell’Oceano Pacifico, a Mururoa, dove vogliono gli americani ma non a quattro metri da casa nostra.

La mia solidarietà è legata al fatto che voi battiate i pugni.

 

MARCO CASCARANO SINDACO DI CINQUEFRONDI

Anche il sindaco di Cinquefrondi ha riscosso seguito. Anche lui è apparso tra quelli più intransigenti. Ecco la sintesi.

L’esasperazione dei cittadini altro non è che un grido contro la vergogna delle decisioni del governo centrale.

Qualcuno in Calabria sapeva che sarebbero arrivate le navi con le armi chimiche. Io sono pronto a dimettermi se sapessi che qualcuno in Calabria sapeva dell’arrivo.

Facciamo qui il 27 o il 28 una manifestazioni di protesa e proposta.

 

GAETANO ROSARNO IMPRENDITORE DI ROSARNO

Un imprenditore ha voluto dire la sua, esprimendo un’opinione condivisa da molti presenti.

Sappiamo tutti che la Sardegna ha detto no e già questo basterebbe per dire no a prescindere. Perché la Calabria sì e la Sicilia e la Sardegna no?

MICHELE TRIPODI SINDACO DI POLISTENA

Anche il sindaco di Polistena si è espresso sulla linea dell’opposizione senza se e senza ma. Ecco l’estrema ma efficace sintesi.

C’e’ stata una debolezza della politica nazionale e locale. Andiamo e siamo determinati: dobbiamo dire no s
enza equivoci.

 

ALESSANDRO CANNATA’ SINDACO DI CITTANOVA

Ancora più esplicito il sindaco di Cittanova che non le ha mandate a dire. Ecco la sintesi.

Siamo stati trattati come un popolo di servi ai quali bisogna nascondere, non far sapere.

Mi sono subito domandato: ma se la nave arriva sulle spiagge libanesi e devono essere smaltite in acque internazionali, per quale motivo risalgono fino a Gioia Tauro? Solo perché debbono effettuare queste operazioni nel Mediterraneo, a casa nostra e questo mare se non oggi domani diventerà un mare morto e le popolazioni potranno solo emigrare.

Mercoledì convocare tutti i consigli comunali contemporaneamente per affrontare la questione.

Alle 19.32 dopo altri interventi (che ho perso perché non c’era verso di far ripartire il collegamento streaming) è arrivato il documento. Ma, a parte oggi, domani si ricomincia perché i sindaci si sono di nuovo dati appuntamento a San Ferdinando per discutere proprio le scelte odierne a Palazzo Chigi.

2 –the end (la precedente puntata è visibile su http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/armi-chimiche-siriane1-il-sindaco-di-giffone-mai-vista-unassemblea-sui-traffici-della-ndrangheta-nella-piana-di-gio.html)

  • andrea61 |

    Dunque, come sempre accade nel nostro paese, se un territorio e’ devastato la colpa non e’ di chi lo ha amministrato per decenni, di chi ha scelto i governanti locali usando criteri diversi da quelli auspicabili, di chi trova normale la’busivismo e l’illegalità o perche’ c’e’ collusione con chi campa di malaffare. No, la colpa e’ sempre e solo sistematicamente del Governo che non fa il proprio dovere. Noto che un sindaco ha pure lamentato la mancanza di un ospedale. Anche quello colpa del Governo o forse e’ colpa di quegli amministratori locali che gestiscono la sanità nel modo raccontato anni fa dal Commissario straordinario ?

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