Processo Crimine/La Dda di Reggio Calabria apre un mondo sul “sistema”: «Zumbo collaboratore esterno di una parte del Sismi»

 Cari lettori dalla scorsa settimana sto analizzando la minuziosa e preziosa ricostruzione contenuta nelle 2.079 pagine di memoria depositate a fine 2013 dai pm della Dda di Reggio Calabria Antonio De Bernardo e Gianni Musarò nel processo d’appello Crimine. Non tutta ovviamente (gli spunti sono tantissimi e di livello) ma solo alcuni aspetti (rimando per questo anche ai post http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/unitariet%C3%A0-della-ndrangheta-le-analisi-dei-pm-antimafia-de-bernardo-e-musar%C3%B2-e-le-lancette-mafiose-del-tempo.html; http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/lunitariet%C3%A0-della-ndrangheta-loligarchia-al-comando-secondo-lanalisi-dei-pm-antimafia-de-bernardo-e-musar%C3%B2.html; http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/i-pm-antimafia-de-bernardo-e-musar%C3%B2-sistemano-per-sempre-don-mico-oppedisano-non-%C3%A8-il-provenzano-della-calabria.html; http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/la-memoria-nel-processo-crimine-della-dda-di-reggio-calabria-e-il-detto-san-luca-regna-reggio-governa.html; http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/processo-criminedda-di-reggio-vuole-mettere-a-nudo-il-sistema-che-ha-rapporti-protegge-e-rafforza-la-ndrangheta.html).

Nell’articolo di ieri abbiamo visto i motivi per i quali, secondo la Procura di Reggio Calabria, l’unitarietà verticistica della ‘ndrangheta va confermata anche in appello. Tra le motivazioni messe nere su bianco dai pm De Bernardo e Musarò si legge quella che – a mio umilissimo avviso – è la motivazione esplosiva che, se verrà supportata dalla Procura come un sol uomo anche in futuro, è destinata a far saltare parte di quei salotti reggini che almeno dagli anni Settanta – tra un grembiulino sporco e un compasso deviato – alimentano il “sistema” insieme a professionisti corrotti, politica allevata a vangelo, Chiesa traditrice e Stato deviatissimo.

«E’ per questo che l’affermazione del principio dell'unitarietà della ‘ndrangheta fa paura non solo alla ‘ndrangheta – si legge nella memoria – ma anche ad un "sistema" che non é 'ndrangheta, ma che sta intorno alla 'ndrangheta, che ha rapporti con la 'ndrangheta e, in ultima analisi, protegge e rafforza la 'ndrangheta».

E qui, abbiamo visto ieri,  i pm De Bernardo e Musarò, vivaddio, fanno riferimento alla vicenda di Giovanni Zumbo, chiedendosi, retoricamente: «Chi è?».

UFFICIALMENTE…

Giovanni Zumbo, descrivono i pm, fino a tre anni fa era un insospettabile commercialista di Reggio Calabria, più volte nominato amministratore di beni confiscati dal Tribunale di Reggio Calabria, sezione Misure di prevenzione.

E continuano così, i due pm: un soggetto della "Reggio bene", potrebbe dirsi utilizzando un’espressione in voga;  uno stimato professionista che spesso girava nei corridoi del palazzo di giustizia.

Ma Giovanni Zumbo era anche altro. Perché, come dice sua moglie, era uno che «ha sempre giocato con due mazzi di carte».

 

…MA POI…

Ora non so se De Bernardo e Musarò si siano lasciati prendere la mano ma conoscendo il loro rigore penso che abbiano letto e riletto mille volte la frase seguente che parte descrivendo Zumbo come un personaggio particolare, spregiudicato, trasversale, ambiguo, uno: stimato professionista e amministratore di beni confiscati, ma «anche collaboratore esterno di una parte dei Servizi di Sicurezza (in particolare, di una parte del Sismi)» e soggetto che era solito rapportarsi con personaggi appartenenti alla ‘ndrangheta.

Alt, fermi un attimo: cosa vuol dire quella frase, tra parentesi, «in particolare, di una parte del Sismi»?. Mettete nella vostra mente, cari lettori, questa frase.

In lingua italiana una parentesi tonda indica la presenza di una proposizione all’interno di un periodo, legata ad esso solo a livello concettuale e non grammaticale. A livello concettuale… Ergo quella frase è dirompente, perché fa concettualmente riferimento ad un rapporto oscuro, nascosto, segreto (e qui siamo ben oltre l’associazione segreta di stampo massonico) con una parte, una porzione, una fetta del servizio di informazione e sicurezza militare.

ESISTE QUI LA PARTE DI UN TUTTO?

Ma a quale «parte del Sismi» si riferisce la Procura di Reggio Calabria? Esiste forse una parte “buona” e una parte “cattiva”?

Il Sismi è restato in attività fino alla riforma normativa del 2007, quando fu sostituito dall’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna). I suoi compiti erano finalizzati a difendere la sicurezza nazionale da qualsiasi minaccia, operando in Italia e all’estero, curando l’attività di controspionaggio.

Il suo motto era "Arcana intellego", che può essere tradotto come “svelo i segreti” o, se preferite, “scopro ciò che è ignoto”. La storia contemporanea italiana ci tramanda pagine buie della nostra democrazia mai svelata e, in questo caso, speriamo che non resti a lungo ignota e arcana, la complessa figura di questo personaggio (ma è solo l’anello di una catena) che, nel corso del processo celebrato davanti al Tribunale di Reggio Calabria, definito con la sentenza del 4 marzo 2013, è stato condannato a 16 anni e otto mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e delitti in materia di armi.

E’ stato accertato – ricordano De Bernardo e Musarò –  che questo stimato professionista aveva rapporti costanti e risalenti nel tempo con storiche famiglie di 'ndrangheta: De Stefano, Tegano, Molè.

E un profilo come questo – che ha un piede in una “parte” (!) del Sismi e l’altro nel cerchio della ‘ndrangheta e che fa parte di un “sistema” – secondo voi, cari lettori, non è forse la rappresentazione plastica dell’evoluzione di quel sistema criminale che un’Italia vigliacca e omertosa (ergo: mafiosa) ha fatto finta di non vedere crescere e prosperare negli anni?

E badate che prescindo dal nome e dal cognome di
Zumbo
, convinto come sono che sia solo un piccolo ingranaggio e che di “zumbo” in Italia ce ne sono a bizzeffe. Certo: Reggio Calabria è una palestra fantastica per imparare a ballare la “zumba”.

Mi domando ancora: se il ruolo del Sismi (ora Aise) è difendere la sicurezza nazionale da qualsiasi minaccia, chi difende il Sismi dalle deviazioni “zumbiane”? O forse la mia è una domanda ingenua di uno che non ha capito come gira il fumo? Scusate, ma mi ostino ancora a credere e pensare che i buoni siano tutti da una parte e i cattivi tutti dall’altra, come nei film western. Devo capire invece che non è così e avrei dovuto capirlo già quando, al momento dell’arresto di Zumbo, un pm antimafia, a parole paladino della “bontà” contro la “malvagità” mi disse: “Roberto non perdere tempo a inseguire Zumbo. E’ un poveraccio”. Fortuna (e il mio archivio di articoli sta lì a dimostrarlo) che non gli diedi retta (come faccio sempre, ascoltando tutti ma ragionando solo con la mia testa) e scrissi molti articoli su quella figura (l’uomo mi interessava poco) che individuai subito come chiave e centrale nell’architrave di un sistema criminale ( si veda innanzitutto http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2010/09/ndrangheta-invisibile4-linsospettabile-giovanni-zumbo-intimo-di-servizi-segreti-ros-e-cosche.html e poi http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2010/10/il-13-luglio-giovanni-zumbo-dichiara-ai-carabinieri-so-tutto-se-mi-pento-scuoto-reggio-calabria-.htmlhttp://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2010/10/dda-di-reggio-calabria-incalza-su-zumbo-e-sul-sottosegretario-regionale-alberto-sarra-ombra-di-scopelliti.html) .

 

ALTRA DOMANDA

Un’altra domanda credo dovrà trovare una puntuale risposta nei prossimi anni (spero meno). Ma per quanto tempo costui è stato con un piede di qua e uno di là? I pm, nella memoria, non lo specificano e credo che le sorprese investigative non mancheranno anche perché, come scrivono gli stessi pm, la sua figura, in questo processo, è rimasta sullo sfondo.

Per il momento bisogna accontentarsi di quanto (si leggano le pagine 17 e 18 del resoconto parlamentare) ebbe a dichiarare nell’audizione resa in Commissione parlamentare antimafia il 21 settembre 2010, l’allora capo della Procura di Reggio Calabria, Pignatone Giuseppe. Ecco quanto disse in risposta a un commissario: «A proposito del signor Zumbo, abbiamo scritto ai direttori del Sismi e del Sisde e abbiamo ricevuto le risposte che vi ho riferito. Il Sisde ha dichiarato di non aver avuto rapporti con il signor Zumbo, però ci ha avvisato che avevano avuto rapporti con lui, nel pregresso, i marescialli del Ros poi passati al Sisde, che abbiamo sentito. Questi rapporti sono finiti entro il 2006, secondo le dichiarazioni in atti. Il Sismi  ha dichiarato quanto ho riferito, cioè che Zumbo e` stato un loro fiduciario e nel 2004 ha consentito l’operazione che ha portato al ritrovamento da parte del Ros – a cui l’informazione e` stata girata – di alcune armi.

Ci fermiamo qui, ai dati acquisiti alla data di oggi, 21 settembre. Restano alcune domande, che i miei colleghi ed io abbiamo inserito nel provvedimento.

Ci rendiamo conto che bisognerebbe dare risposta, ma in questo momento le risposte non ce le abbiamo. Chi ha mandato (o comunque autorizzato ad andare) Zumbo prima da Ficara, poi a compiere l’operazione relativa alla macchina da far ritrovare il giorno della visita del presidente Napoletano e infine da Pelle, con quel corredo enorme di informazioni che avrebbe potuto determinare un effetto devastante sull’operazione “Il crimine” e su molte altre operazioni dei carabinieri? Resta il punto interrogativo, non lo sappiamo».

INTERCETTATO

Giovanni Zumbo venne intercettato all'interno dell’abitazione di Giuseppe Pelle il 20 marzo 2010, quando anticipò a gambazza che prima dell’estate sarebbe stata eseguita un'operazione coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e dalla Dda di Milano che avrebbe portato all'arresto di trecento persone.

Zumbo – annotano, anzi, vogliono sottolineare i pm De Bernardo e Musarò – si presentò in casa Pelle dando di se stesso questa definizione: «Ho fatto parte di… e faccio parte tutt'ora di un sistema che è molto, molto più… vasto di quello che…” …. “ma vi dico una cosa e ve la dico in tutta onestà! "Sunnu i peggiu porcarusi du mundu!" ed io che mi sento una persona onesta e sono onesto e so di essere onesto… molte volte mi trovo a sentire… a dovere fare… non a fare, perché non me lo possono imporre, ma a sentire determinate porcherie che a me mi viene il freddo!… ».

Per la Procura di Reggio Calabria, una delle "porcherie" che il “sistema" aveva chiesto a Zumbo era proprio la visita in casa Pelle. Perché, questo ormai può dirsi pacificamente per essere emerso dall'istruttoria dibattimentale di quel processo – scrivono De Bernardo e MusaròZumbo non andò in casa Pelle di sua iniziativa. Ci andò perché qualcuno, che faceva parte di quel “sistema", glielo aveva chiesto.

Dal processo a Zumbo è emerso che l’insospettabile commercialista disponeva di troppe informazioni e troppo precise, ma soprattutto trasversali.

E' evidente, quindi, e anche su questo concordo con quanto scritto nella memoria, che non siamo in presenza di una fuga di notizie ascrivibile al singolo ufficiale di polizia giudiziaria infedele.

Vi era una vera e propria strategia, si legge ancora nella memoria, orchestrata dal “sistema”, finalizzata ad acquisire tutte le informazioni utili sulla maxi-operazione che sarebbe stata eseguita nel luglio 2010. «Strategia nella quale Zumbo Giovanni giocava un ruolo importante nella fase della rivelazione – scrivono i due pm – ma é evidente che l'acquisizione delle informazioni non poteva essere esclusivamente frutto dell'iniziativa dello Zumbo, era stata coordinata "dall'alto", da quelli che poi avevano inviato Zumbo in casa Pelle».

Ma sull’”invio” di Zumbo torneremo la prossima settimana.

Buon week end a tutti

r.galullo@ilsole24ore.com

6 –to be continued (le precedenti puntate sono state pubblicate l’ 8 gennaio http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/unitariet%C3%A0-della-ndrangheta-le-analisi-dei-pm-antimafia-de-bernardo-e-musar%C3%B2-e-le-lancette-mafiose-del-tempo.html, il 9 gennaio http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/lunitariet%C3%A0-della-ndrangheta-loligarchia-al-comando-secondo-lanalisi-dei-pm-antimafia-de-bernardo-e-musar%C3%B2.html, il 10 gennaio http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/i-pm-antimafia-de-bernardo-e-musar%C3%B2-sistemano-per-sempre-don-mico-oppedisano-non-%C3%A8-il-provenzano-della-calabria.html, il 14 gennaio http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/la-memoria-nel-processo-crimine-della-dda-di-reggio-calabria-e-il-detto-san-luca-regna-reggio-governa.html e il 16 gennaio http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/processo-criminedda-di-reggio-vuole-mettere-a-nudo-il-sistema-che-ha-rapporti-protegge-e-rafforza-la-ndrangheta.html).

  • Inmediostatvirtus |

    Facendo riferimento a tutti i post che ha scritto sull’argomento sopra trattato, che sto leggendo con vorace interesse e profonda attenzione, vorrei tentare di semplificare il concetto riassunto con il citato detto “San Luca regna, Reggio governa…” (post del 14.01.14), facendo riferimento, solo per similitudine e con gli ovvii e doverosi distinguo, alla figura del nostro Presidente della Repubblica, quale garante della Costituzione, per individuare quelli che sono stati delineati quali compiti e prerogative del “capo crimine” di Polsi: garante dei principi fondamentali e storici della ‘ndrangheta, ed applicazione concreta degli stessi in caso di controversie, per conservare intatto negli anni quel senso di appartenenza unitaria ad un’organizzazione che trae la sua forza anche dalla valenza simbolica ed aggregante dei rituali pseudo religiosi che la caratterizzano. Per quanto concerne la fase (forma) di “governo”, la complessiva struttura della ‘ndrangheta può essere assimilata ad uno “stato federale”, ovviamente transnazionale per le sue ramificazioni in tutto il mondo, con i suoi governi e governatori locali (carica di “crimine” di Giuseppe De Stefano), che ne determinano l’attività concreta nell’ambito sociale e criminale, sempre però nel rispetto di quei principi sopra richiamati, che costituiscono l’asse portante e l’elemento aggregante di tutta la complessiva struttura criminale (“stato federale”). Altro discordo merita l’apertura della ‘ndrangheta a quella parte della società civile (elementi delle istituzioni pubbliche, politica, massoneria ecc.) ormai definitivamente acclarata, ma ancora minimamente esplorata, che ha determinato pericolosissime commistioni, e creazione di ulteriori centri di potere occulti, annidati nei gangli del potere pubblico, che condizionano la vita sociale e politica della nazione.

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