Luca Iazzolino ed Enrico Berto (Confindustria Este e Padova): «La crisi aumenta la vulnerabilità alle mafie. Serve vigilanza sociale».

“Criminalità organizzata e impresa: rischi e contrasto”. Se questo convegno fosse stato organizzato a Reggio Calabria, Catania, Caserta, Bari o Roma non avrebbe fatto notizia.

In vero è stato organizzato venerdì scorso ad Este (in provincia di Padova) e, sempre in vero, non ha fatto troppo notizia neppure nel Veneto, dove la popolazione continua a dormire sogni tranquilli nonostante le mafie stiano mangiando, fetta dopo fetta, la ricca torta dell’economia locale. Per carità, ogni tanto si sveglia anche la stampa ma quasi per obbligo più che per convinzione.

Un merito maggiore, dunque, va alla delegazione di Confindustria atestina e ai giovani di Confindustria Padova che hanno deciso di confrontarsi sul tema con il prefetto di Padova Ennio Mario Sodano, con il magistrato Vittorio Borraccetti, membro del Consiglio superiore della magistratura, con don Luigi Tellatin, coordinatore veneto di Libera e con Agostino Nuzzolo direttore affari legali di Italcementi.

Un confronto che è si è sviluppato sulla scia di tre parole chiave nel contrasto ad ogni fenomeno di infiltrazione o delocalizzazione del crimine organizzato (come ama ripetere il sostituto procuratore in Dna Roberto Pennisi), dai territori d’origine alle aree del Nord: responsabilità, legalità, imprenditorialità.

«Il sistema economico del nostro territorio è sano e vuole continuare ad esserlo – ha spiegato Luca Iazzolino, presidente della Delegazione Confindustria di Este -. Perciò dobbiamo tenere alto il livello di attenzione e di guardia, perché le modalità attraverso cui la criminalità cerca di infiltrarsi sono molteplici e tutte causate dall’eccezionale situazione economica di questi anni. Serve vigilanza sociale e una rete di contrasto che coinvolga enti, istituzioni, imprese e associazioni per difendere la cultura della legalità».

«I risultati dell’attività investigativa dimostrano l’impegno delle forze dell’ordine nel contrasto all’economia illegale – ha aggiunto Enrico Berto, presidente dei Giovani di Confindustria Padova – ma sono anche il segnale preoccupante del rischio di infiltrazioni malavitose nelle aree più produttive del Nord, amplificato dall’intensità della crisi di questi anni che ha creato condizioni di vulnerabilità. È anche compito nostro tenere alta la guardia e difendere la legalità del nostro territorio e di un’economia che vogliono restarne immuni».

LA SITUAZIONE E’ GRAVE MA NON C’E’ DA PREOCCUPARSI

Che la situazione stia precipitando non lo testimoniano solamente le indagini della Dda di Venezia (fino a qualche anno fa del tutto assenti) e le allarmanti relazioni della Procura nazionale antimafia in Commissione parlamentare antimafia (si vedano in questo archivio gli articoli del 21 e del 22 giugno) ma anche l’attenzione che alcune istituzioni locali stanno dedicando al tema.

E’ il caso di Unioncamere Veneto, che il 15 giugno 2012, presentando a Treviso il Rapporto 2012, per la prima volta ha dedicato un capitolo dedicato alle infiltrazioni mafiose in Veneto e la gestione della confisca dei beni.

Sono una realtà ancora poco conosciuta malgrado molti segnali evidenzino presenze di criminalità organizzata in regione – si legge nel rapporto – e la a penetrazione malavitosa in Veneto, oltre che dall’usura e dal riciclaggio di denaro sporco, è anche facilitata dal lavoro nero e dall’evasione fiscale, dalla scarsa trasparenza e dalla collusione. La corruzione è il primo strumento che i mafiosi utilizzano per infiltrarsi nel settore pubblico e nell’economia. La Direzione nazionale antimafia evidenzia come si siano esportate nel territorio veneto tattiche criminali del tutto corrispondenti a quelle poste in essere nel territorio di origine del clan dei casalesi“.

LA LISTA DELLA SPESA

Qualche dato – secco – può aiutare a capire meglio il contesto.

Beni confiscati: il Veneto è la decima regione italiana per numero di beni confiscati. Sono 81 i beni immobili e 4 le aziende;

estorsioni: il Veneto è la nona regione italiana per numero di denunce per estorsione. I casi denunciati nel 2010 sono stati 206, come in Emilia-Romagna

usura: il Veneto è la seconda regione italiana per numero di denunce per usura. I casi denunciati nel 2010 sono stati 26. Il Veneto si colloca tra la Campania (37 casi) e la Sicilia (24 casi) L’indagine Serpe dell’aprile 2011 ha scoperto che diversi piccoli e medi imprenditori veneti erano finiti in un circuito usuraio gestito da esponenti del clan camorristico dei casalesi (ne ho abbondantemente scritto in questo blog e per questo rimando agli articoli del 27, 29, 30 aprile e 9 maggio 2011e al mio libro “Vicini di mafia” nel quale un capitolo è interamente dedicato a questa operazione);

segnalazioni di operazioni finanziarie sospette: il Veneto è al sesto posto della classifica nazionale con 698 casi. A segnalare sono soprattutto gli enti creditizi, gli intermediari finanziari e gli uffici della pubblica amministrazione, mentre scarseggiano le segnalazioni da parte di alcune categorie di professionisti (notai, commercialisti, ecc.). Settori a rischio di impiego di capitali illeciti sono quello degli appalti, del turismo, dei trasporti, dell’edilizia, del mercato immobiliare, del gioco d’azzardo, dei rifiuti, dei centri commerciali;

contrasto al traffico di droga: nel 2010 il Veneto è stato la quinta regione per quantitativo di cocaina ed eroina sequestrate, rispettivamente con 211 Kg e 60 Kg. Nel 2009 il Veneto era la seconda regione a livello italiano per i sequestri delle stesse sostanze. Le province più interessate al fenomeno sono quelle di Padova, Venezia e Verona. Nel mese di novembre 2011 – ultimo dato ufficiale disponibile – nella regione sono stati sequestrati 467 Kg di droga, di cui 407 nella sola provincia di Padova. I decessi per droga in Veneto sono stati 399 negli ultimi 10 anni.

Meritano una particolare attenzione, inoltre, i dati relativi ai reati contro la pubblica amministrazione, forniti dal Servizio anticorruzione e trasparenza del Dipartimento della Funzione pubblica.

La corruzione è il primo strumento che i mafiosi utilizzano per infiltrarsi nel settore pubblico e nell’economia. Ebbene:

corruzione: i casi denunciati in Veneto dal 2004 al 2010 sono stati 53: il 10° posto a livello nazionale;

concussione: i casi denunciati in Veneto dal 2004 al 2010 sono stati 42: il 10° posto a livello nazionale.

r.galullo@ilsole24ore.com