MILANO CRIMINALE/6 L’imprenditore vessato dalle cosche e il fratello “opaco”, consigliere del Pdl a Seregno

Le persone sentite a sommarie informazioni testimoniali dalla Procura distrettuale antimafia di Milano hanno confermato in pieno il racconto di Roberto Gioffrè, che nel 2010 trova la forza di denunciare con lucidità l'estorsione subita da appartenenti alla cosca che imperversa nella provincia di Monza-Brianza (si veda il mio articolo di ieri su questo blog). La credibilità di Gioffrè "risulta rafforzata", scrivono i pm nell'ordinanza che l'11 settembre ha portato all'arresto di 37 persone nell'ambito dell'operazione antimafia Ulisse a Milano e Lombardia (si vedano i post a partire dal 12 settembre).

In particolare il presidente pro-tempore del club di cui era socio Gioffrè, racconta agli inquirenti che:

1) nel novemhre 2009 aveva ricevuto una telefonata "concitata" da parte di Roberto Gioffrè, il quale gli aveva riferito che "era successo un casino" e che non avrebbe più avuto i suoi soldi;

2) che era venuto a conoscenza del fatto che alcuni "loschi personaggi", tra i quali, scrivono i pm, Rocco Cristello, avevano preso le parti di Brenna nella gestione dei debiti di quest'ultimo e che per evitare problemi, dopo una serie di telefonate con Filippo Trapani, egli stesso si era incontrato presso una gelateria di Seregno con Rocco Cristello e altre due persone calabresi, una delle quali successivamente identiticata in Claudio Formica, ai quali aveva consegnato le cambiali residue del Brenna;

3) che la consegna era avvenuta "a semplice richiesta" poiché sapeva che "erano personaggi loschi e pericolosi con i quali non volev[a] avere nulla a che fare … sapevo da molto tempo che i Cristello erano gente pericolosa".

UN SECONDO TESTIMONE CONFERMA

Anche un altro testimone dichiara agli inquirenti di aver saputo da Francesco Gioffrè (il fratello sul quale a breve torniamo) che Roberto Gioffrè aveva avuto "rapporti non molto chiari con persone meridionali poco raccomandabili residenti nella zona di Cabiate e che per tale motivo si era allontanato da Seregno circa un mese prima", persone che erano state descritte da Francesco Gioffrè come "persone con le quali non si poteva assolutamente scherzare".

Lo stesso testimone dice inoltre di aver saputo ancora da Francesco Gioffrè che: "Roberto aveva imbrogliato tale Giannino" e che questi si cra rivolto a "loschi individui" tra i quali "tale Cristello".

C'era stato un incontro al quale era stato presente lo stesso Francesco, e nel corso del quale Roberto era stato "percosso da più persone che gli intimavano di restituire i denari presi perché avcva imbrogliato il nuovo gestore del locale"; "se non ci fosse stato lui [cioè Francesco Gioffrè] certamente a Roberto sarebbe andata molto peggio perché si erano limitati a qualche schiaffone e non ad altro solo per rispetto nei suoi confronti".

Il testimone aveva pertanto richiesto chiarimenti a Roberto che aveva contennato l'incontro a cui aveva presenziato Francesco Gioffrè e nel corso del quale era stato malmenato; che Roberto gli aveva descritto tale incontro come "se fosse un rituale (durante il quale) ciascuno si era alzato e gli avelva dato due schiaffi sul volto, intimandogli di restituire le cambiali a Brenna e di pagare loro per il disturbo". Roberto concludeva il suo racconto dicendogli di aver restituito le cambiali e pagato il disturbo con la consegna dei mobili di casa ".

Tra il post di ieri e quello di oggi abbiamo raccontato – attraverso le parole di inquirenti, fratello e testimoni non certo attraverso le mie – della presenza del fratello Francesco Gioffrè, il politico, consigliere comunale per il Pdl a Seregno.

Sempre attraverso le parole scolpite nell'ordinanza, vediamo cosa emerge sul "fratellone", nato a Rosarno l'8 febbraio '46.

IL FRATELLONE CONSIGLIERE

"Un discorso a parte – si legge testualmente nell'ordinanza a pagina 160 –meritano le dichiarazioni di Gioffrè Francesco, opaco fratello della vittima ed unica "voce fuori dal coro" il quale, sentito il 26 aprile 2011, pur ammettendo di conoscere i fratelli Rocco e Francesco Cristello (che sostiene di avere aiutato per una pratica presso il comune nel quale egli stesso è consigliere comunale), ha tentato in ogni modo di minimizzare la portata dei fatti giungendo quasi a prendere le difese dei Cristello, sino al punto di dirsi estremamente stupito nell'apprendere la notizia del loro arresto del luglio del 2010".

Con riferimento all'episodio del 29 ottobre 2009, le dichiarazioni di Francesco Gioffrè sono in netto contrasto con quelle del fratello Roberto, in quanto egli pur ammettendo la circostanza dell'incontro, ha negato decisamente che vi sia stato da parte dei protagonisti dello stesso alcun ricorso a metodi violenti.

Ecco cosa dichiara agli inquirenti:

"C'erano queste cinque persone, di cui solo due conoscevo da prima (Rocco e Franco) ed un 'altra persona in disparte che non l'avevo mai visto prima e che nel corso del/a serata ho saputo che aveva un negozio di barbiere a Mariano Comense. Arrivati ho subito esordito stupefatto che nulla sapevo di quell'incontro poiché mi ci aveva portato mio fratello e chiedevo pertanto spiegazioni in merito. Rocco e Francesco mi hanno spiegato che mio fratello Roberto aveva truffato "quel povero signore che era là seduto" che addirittura voleva uccidersi preso dalla disperazione e che loro o qualcuno – non ricordo bene – per poco riusciti a salvarlo.

In sostanza mio fratello vantava dei crediti nei confronti di questo signore che per pagare stava per vendere il suo negozio di barbiere di Mariano Comense. Da quanto ho capito questi crediti di mio fratello derivavano da una truffa che mio fratello Roberto aveva fatto ai danni di questo barbiere ma non so quale era il contenuto di questa truffa. Sottolinco che io non so se era una truffa ma Rocco e Franco parlavano di un imbroglio. Aggiungo che Rocco e Franco intimarono con fermezza a mio fratello di restituire i soldi al barbiere…Per smorzare la situazione ho detto se potevamo bere qualcosa tutti insieme".

Anche con riguardo a quanto raccontato al secondo testimone asoltato dalla Procura, le dichiarazioni rese da Francesco Gioffrè "contrastano clamorosamente con le risultanze istruttorie si legge a pagina 161 dell'ordinanza – : egli infatti dice di avere riferito ai …omissis…che, in occasione del famoso incontro del 29 ottobre 2009, non era stata esercitata alcuna violenza, mentre i due fratelli hanno riferito i essere venuti a conoscenza delle violenze proprio da Francesco Gioffrè.

È di tutta evidenza. alla luce delle risultanze investigative sopra esposte, che le dichiarazioni di Gioffrè Francesco, nella parte in cui contrastano con quelle del fratello Roberto, non possono ritenersi credibili ma debbono al contra
rio essere inquadrate nel medesimo clima di intimidazione del quale è stato vittima anche Roberto Gioffrè, che ha evidentemente portato i due fratelli a reagire in modo diametralmente opposto: mentre Roberto ha scelto di denunciare i fatti correndo un rischio personale che lo ha portato a temere talmente tanto per sé e per i suoi tamiliari da decidere di lasciare il Paese per trasferirsi all'estero, il politico locale Francesco Gioffrè ha fatto una scelta diversa, vicino alla connivenza

(nell'originale la parola connivenza è in grassetto, ndr) , più in linea con quella già riscontrata in altri casi oggetto della presente misura cautelare…".

LA RISPOSTA DEL FRATELLONE E DEL PD

Non sta ovviamente ai giornalisti esprimere pareri personali. Ciascuno – sui fatti esposti – è libero di formarsi la propria opinione. Compito di un giornalista è riportare il suono di tutte le campane. Ecco dunque cosa riporta il sito "

www.cittadinomb.it": «L'unico commento che posso fare è che mi ritengo vittima delle circostanze. Tuttavia, nessuno si deve sentire autorizzato a mettere in discussione la mia correttezza, la mia onestà e la mia pulizia». Così inquadra il suo stato d'animo attuale Francesco Gioffrè, il consigliere comunale del Popolo della libertà.

Tre giorni fa il Pd di Seregno (allora da qualche parte esiste ancora 'sto partito, strano) ha chiesto le dimissioni di Gioffrè e ha scritto una lettera al sindaco di Seregno, Giacinto Mariani. Ha chiesto alla commissione antimafia del Comune di interessarsi del caso e ha proposto l'istituzione di un «decalogo sulla trasparenza» per iniziare a creare «una classe dirigente più severa con se stessa».

 r.galullo@ilsole24ore.com

6 – the end

 

(le precedenti puntate sono stata pubblicata il 12, 13, 14, 15 e 20 settembre)