Il cognato di Elisabetta Gregoraci dalle foto con Briatore & Vip al carcere per appalti pilotati in Calabria

Ieri domenica 4 settembre 2011 Elisabetta Gregoraci e Flavio Briatore sono stati i testimoni di nozze al matrimonio di Marzia Gregoraci (la sorellina di Elisabetta, con un passato da meteorina) con Antonio Scaramuzzino. Elisabetta indossava un delicatissimo vestito color pesca, Flavio un completo blu. Ma il più elegante della giornata è stato sicuramente il piccolo Nathan Falco, in mini-frac con pantalone gessato, gilet e cravattino argento. Le nozze si sono celebrate nella chiesa di Pietrasanta (in provincia di Lucca)e il ricevimento per 180 invitati si e' tenuto logicamente al Twiga. La sposa Marzia, incredibilmente somigliante ad Elisabetta, era ammantata di un velo lunghissimo, e Antonio anche lui in frac con accessori argento come il paggetto Nathan Falco

Quel che avete letto l’ho tratto dal sito www.oggisposi.blog ed è la sdolcinata e svenevole mini-cronaca del matrimonio della sorellina-meteorina di Elisabetta Gregoraci in Briatore.

Non ho trovato sul blog le foto dell’arresto di quell’“Antonio in frac con accessori d’argento”. Antonio è appunto Antonio Scaramuzzino, lo sposo, nato a Lamezia Terme il 20 ottobre 1981. E’ stato arrestato*  il 7 marzo nell’ambito dell’operazione Ceralacca, con la quale la Procura della Repubblica di Reggio Calabria e la Gdf hanno mandato all’aria l’ennesima operazione truffa. Secondo quanto accertato dalla Guardia di finanza, alcuni funzionari pubblici consentivano ad alcuni imprenditori di accedere alla cassaforte dove erano conservate le offerte delle varie ditte che partecipavano alle gare di appalto. Gli imprenditori prendevano tutto l'incartamento e lo portavano nei propri uffici dove, dopo avere rimosso la ceralacca sulla busta (ecco dunque il nome dell'operazione), controllavano le offerte degli altri e inserivano la propria che risultava quindi la migliore. Poi richiudevano la busta e la sistemavano al proprio posto in cassaforte. Così facendo, quattro imprenditori riuscivano ad aggiudicarsi le gare di appalto.

Di questa operazione mi occuperò a partire da questo post per (credo) tutta la prossima settimana. Tante – infatti – sono le cose degne di essere messe in evicenza a partire da questa che è quella più “scenografica” per le parentele acquisite ma anche di “sostanza” per quel che emerge.

Antonio Scaramuzzino è il procuratore speciale e rappresentante legale della Sorical, la società di gestione del servizio idrico in regione e quindi pubblico ufficiale. Secondo l’accusa era lui a minacciare Stefano Pizzarello, integerrimo e incorruttibile dirigente, di rivelare una sua presunta relazione extraconiugale al fine di costringerlo a non occuparsi delle procedure di assegnazione degli appalti e, in particolare, delle modalità di compilazione delle liste delle imprese da invitare;

Ma Scaramuzzino fa di più, sempre secondo l’accusa: turba più gare nei pubblici incanti indetti dalla Provincia di Reggio Calabria e dalla Stazione unica appaltante “….Scaramuzzino concorre consapevolmente con i Bagalà – si legge nell’ordinanza – alla sistematica turbativa d'asta da costoro posta in essere con riferimento agli appalti Sorical. Infatti, da un lato, è al corrente del meccanismo di condizionamento fraudolento delle gare dagli stessi gestito – come dimostra la sua preoccupazione di non contrariare i Bagalà dovendo riformare il sistema di assegnazione delle commesse relative alla manutenzione (e quindi dovendo probabilmente toccare alcuni loro interessi) e come conferma la sua rivelazione di notizie relative all'ufficio a beneficio proprio del Bagalà (che ne necessitano per alimentare il loro sistema di controllo sistematico degli appalti), mentre dall'altro lato dà il suo contributo diretto inibendo a Pizzarello di ingerirsi proprio delle questioni inerenti la formazione delle liste delle imprese da invitare. Inoltre, dalle conversazioni intercettate si è acquisito un ulteriore elemento che contribuisce a chiarire la posizione dello Scaramuzzino e la ragione per la quale ha concorso con i Bagalà nell'azione posta in essere contro Pizzarello, vittima di un vero e proprio accerchiamento.

E più in là i pm scrivono che il cognato di Elisabetta Gregoracicoltiva interessi di natura illecita nella gestione delle commesse assegnate dalla Sorical, facendo in modo, dietro erogazioni di denaro o altre utilità, che i fornitori della stazione appaltante vedano pagate le proprie spettanze in tempi più brevi rispetto a quelli di altri. Emerge in sostanza che lo Scaramuzzino si trova ad essere compagno di viaggio dei Bagalà nella gestione di tutto il settore appalti della Sorical, avendo entrambi interesse che nessuno – e Pizzarello in particolare – si occupi di cosa accade all'interno della stazione appaltante. Il biasimo che lo Scaramuzzino si guadagna in capo ai Bagalà è evidente frutto della pusillanimità, nella loro percezione, della sua reazione alla comprensione che la "bruciatina" (ovvero l'attentato al Pizzarello) è opera loro, il quale tiene un atteggiamento conforme a quello del Torresani (commentato dai pm in parte generale nella voce appalti Sorical ndr), che dopo averli istigati "quasi quasi era con lui" nell'ipocrisia [male all'azione delinquenziale commessa, in cui i cosiddetti "colletti bianchi" tentato di prendere le distanze dal passaggio alle vie di fatto. Ne segue uno sfogo, in via di fatto, ai danni del malcapitato che viene biasimato per l'ipocrisia mostrata senza allusioni esplicite al fatto o ai loro obiettivi, il quale tuttavia dietro un apparente indifferenza "forse me ne vado" non disdegna di tentare di accontentarli nei pagamenti "mi chiama all'alba se può andare avanti, che va avanti ma deve essere sicuro G: e glielo hai detto? F: vai avanti/ G: sicurissimo F: non ti preoccupare di niente/ G: si è accertato che siamo ricchi! F: ci vediamo, nemmeno dice: "vedi che di quella cosa niente", oppure "vedi che sto vedendo". F: un imbranato, un coso lordo/ la mazzetta la prende sai sopra a chi, luii?” sopra il pagamento previo accertamento della “capacità economica del gruppo imprenditoriale”.

Nel corso di altre conversazione, gli imprenditori Bagalà arrestati, commentano come, in realtà, Scaramuzzino non fosse indispensabile per il loro disegno criminoso, riferendo il medesimo sempre le solite cose.

Giuseppe Bagalà a un certo punto afferma: "si prende la mazzetta anche”, lasciando intendere che Scaramuzzino sia da con
siderarsi sempre e comunque un corrotto, ma possa essere destinatario di somme elargite da terzi.

In un passo di altra conversazione, Francesco Bagalà esprime, ancora una volta, le proprie rimostranze nei confronti dello Scaramuzzino poiché questi non gli era d'aiuto: «se c'erano le persone che parlavano, che sapevano parlare, si facevano le cose papà. Questo qua è un imbranato!Scaramuzzino parla oppure "vedi che quel fatto, ho parlato ma mi sembra che ci sono ..opinioni negative ostacoli", no niente, nessun accenno», affermando di aver cercato di dire allo stesso. E ho cercato di dirglielo anche, ho cercato di dirgli: "se hai bisogno di qualcosa Antonio". dice: "no niente, quasi quasi ho pensato di andarmene", ah va bene vaffanculo tu e chi sei".

Il collega Consolato Minniti su Calabria Ora il 13 marzo riporta che Scaramuzzino è stato l’unico a rispondere alle domande del gip e a contestare tutte le accuse che gli sono state formulate.  «Non ho mai fatto pressioni su nessuno per favorire i Bagalà». Scaramuzzino ha respinto con forza gli addebiti, proclamandosi innocente rispetto ai capi d’imputazione che hanno condotto al suo arresto.

1- to be continued

r.galullo@ilsole24ore.com

* Oggi, 16 marzo, alle ore 18.30 si apprende che Il gip di Reggio Calabria ha concesso gli arresti domiciliari al funzionario della Sorical Antonio Scaramuzzino Il gip ha così accolto una richiesta dei difensori di Scaramuzzino, gli avvocati Francesco Gambardella e Nico D'Ascola

P.S. Ora potete acquistare il mio libro: “Vicini di mafia – Storie di società ed economie criminali della porta accanto” online su www.shopping24.ilsole24ore.com con lo sconto del 10% e senza spese di spedizione

  • Giacomo |

    Quando la macchina della corruzione si avvia nessuno può fermarla, neanche se a capo degli appalti vi si mette un giudice come Boemi.

  • bartolo |

    strano che non si faccia alcun cenno al fatto che a scrivere la legge sulla s.u.a. per conto del consiglio regionale più inquisito del mondo sia stato cisterna…mentre, a presiederla, dopo l’approvazione da parte del medesimo consiglio, è stato chiamato boemi.
    la irresponsabilità i giudici non ce l’hanno solo duranta l’esercizio delle proprie funzioni…ma anche quando suppliscono a quelle di legislatori e amministratori…

  • Nicola Conocchiella |

    LA “RAZZIA” DEL DENARO PUBBLICO, A DANNO DI TUTTI, IMPRESE CORRETTE E CITTADINI, CONTINUA SENZA PUDORE !! SPESSO RUBANO PROPRIO COLORO CHE…….NON NE AVREBBERO ALCUN…….BISOGNO !! AIUTATI DAGLI “AMICI” DELLE “CASTE”, POLITICOMASSOECONOMICOMAFIOSE, INCOMINCIANO CON L “USURPARE” INCARICHI E POSTI DI LAVORO, SENZA AVERNE DIRITTO PER MERITI E/O CAPACITA’, A DANNO DEGLI AVENTI GIUSTO DIRITTO E CONTINUANO, UNA VOLTA PIAZZATI, RUBANDO SOLDI ANCHE PER “SPARTIRLI” CON I LORO “PADRINI” DI OGNI NATURA !! ARRIVERA’ MAI L’ALBA, PER I CITTADINI ITALIANI ONESTI !!??

  • mario.g.siniscalchi |

    Gentile Galullo, leggo sullo home page del Sole che il consiglio regionale più indagato d’Italia è quello lombardo.
    E la Calabria?

  Post Precedente
Post Successivo