Criminal mind/1 Cose dell’altro mondo: un finanziere di Rimini beccato con il conto corrente a San Marino!

Come molti di voi teleutenti saprete, “Criminal mind” è una serie televisiva statunitense di genere poliziesco, che va in onda dal 2005.

La serie, che racconta il lavoro di un gruppo di criminologi dell’Fbi, si è ispirata al ricco archivio compilato in 35 anni dai profiler americani. Nella sigla iniziale della serie – non a caso – scorrono alcuni tra i serial killer statunitensi più famosi: Charles Manson, Richard Ramirez, Davide Berkowitz, Theodore Kaczynski e John Wayne Gacy.

Chissà se la Procura di Rimini (coordinata dal Procuratore Paolo Giovagnoli e in questo caso dai sostituti Luca Bertuzzi e Irene Lilliu) e la Gdf di Rimini (al comando del colonnello Gianfranco Lucignano) si saranno ispirate a questa serie “ammerricana”, fatto sta che hanno ribattezzato così l’operazione che due giorni fa ha coinvolto 28 soggetti a vario titolo nella sistematica commissione di delitti di corruzione, divulgazione di notizie riservate, calunnia, estorsione, ricettazione, trasferimento fraudolento di valori, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e dopanti. Condividendo le conclusioni investigative del Nucleo di polizia tributaria, il Gip del Tribunale di Rimini Fiorella Casadei ha accolto le ipotesi accusatorie e la richiesta di emissione di misure cautelari personali e reali avanzate dalla Procura della Repubblica di Rimini, emettendo 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 7 ordinanze degli arresti domiciliari, 2 obblighi di dimora ed il sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 10milioni.

L’indagine ha coinvolto pesantemente  un imprenditore sammarinese e il titolare di un night a Misano Adriatico (custodia cautelare in carcere); il rappresentante legale di una società di investigazioni che ha operato nella Repubblica di San Marino, l’ex direttore generale di una finanziaria sammarinese, un dipendente di una grande impresa sammarinese, due  imprenditori marchigiani e due body-guard (arresti domiciliari).

Fin qui la cronaca. Vorrei intrattenervi – visto che i giornali locali hanno più o meno  dato risalto alla notizia – su alcuni piacevoli aspetti di “sistema” che superano i confini e devono far profondamente riflettere.

Quello che affronterò con questo primo post è relativo al rapporto tra controllori e controllati. Il tema è delicato soprattutto quando – come in questo caso – i controllori sono proprio gli uomini della Guardia di finanza e i controllati sono le società.

Va dato atto, preliminarmente, alla Guardia di finanza di Rimini di non aver guardato in faccia a nessuno quando, presumo con non poco stupore, sì è trovata nella disdicevole situazione di investigare e poi arrestare una “fiamma gialla”. Un collega insomma.

LA DIVISA SPORCATA

Il barese Enrico Nanna è un 41enne maresciallo della Guardia di Finanza di Rimini. E’ un ufficiale di polizia tributaria. Per lui – arrestato – l’accusa disegna un “profilo” inquietante.

Avrebbe – il condizionale è d’obbligo e comunque questa è l’accusa – ricevuto da Salvatore Vargiu (ai domiciliari), rappresentante legale della società di investigazioni Cio spa di San Marino, 2mila euro mediante bonifico bancario effettuato l’8 gennaio 2009 dallo stesso Vargiu sul c.c. n. 10/5516454, acceso presso un istituto di credito della Repubblica di San Marino, intestato proprio a Nanna, nonché altre somme di denaro in corso di accertamento.

Certa è l’intestazione a favore di Nanna di un altro conto corrente acceso presso l’Asset Banca di San Marino, con un saldo attivo al 31 marzo 2007 di 12.933,09 euro, un conto corrente non dichiarato nel quadro RW della dichiarazione dei redditi presentata da Nanna.

Con l’accordo di Marco Bianchini (arrestato) e Giovanni Pierani (ai domiciliari), rispettivamente presidente e direttore commerciale della Karnak (* si veda P.S.), questo ufficiale di polizia tributaria avrebbe: rivelato a Salvatore Vargiu, rappresentante legale della società di investigazioni Cio di San Marino, il contenuto di due note (del 2005 e del 2006) con le quali la Compagnia delle Gdf di Rimini rispondeva ad una richiesta del ministero delle Finanze per conoscere i dati relativi all’intensificazione del contrasto all’evasione fiscale, nonché il contenuto della nota inviata dalla Gdf all’Agenzia delle Entrate il 26 febbraio 2008, con la quale si comunicava che la Compagnia della Gdf di Rimini era in possesso dei tabulati riepilogativi dei nominativi degli agenti di commercio della Karnak al fine di predisporre successivi accertamenti fiscali, nonché altre notizie riservate attinenti alla gestione della pratica fiscale della Karnak (tra le quali riunione tenuta presso l’ufficio del Comandante della Polizia tributaria della Gdf di Rimini, motivazioni che spinsero l’Agenzia delle Entrate di Rimini a promuovere appello contro la sentenza n. 26 del 12 marzo 2008 della Commissione tributaria provinciale di Rimini, Il sezione, difficoltà tecniche affrontate dalla Procura di Rimini nel formulare il capo di imputazione relativo al reato di evasione fiscale nell’ambito del procedimento penale 929/2006), tutte notizie che dovevano rimanere segrete, ad esclusiva conoscenza dei reparti della Gdf che si occupavano dell’accertamento fiscale a carico della Karnak e che non erano destinate ad essere trasfuse né nel procedimento penale né in quello tributario pendenti a carico della suddetta società. Notizie che invece risultano riportate all’interno dei tre dossier, datati 1/08/2008, 16/08/2008 e 21/01/2009, trasmessi da Salvatore Vargiu alla Karnak in merito all’attività investigativa svolta per conto di quest’ultima.

Il prode maresciallo della Gdf sarebbe andato oltre: avrebbe effettuato interrogazioni alle banche dati della Gdf di Rimini, su soggetti nei confronti dei quali veniva effettuata dalla Cio un’attività di investigazione privata, soggetti sui quali Salvatore Vargiu aveva redatto rapporti informativi per mandato della Karnak e di due persone.

Il 12 marzo 2010 Salvatore Vargiu, 53enne sassarese, indagato ma non arrestato, svolgerà un’audizione davanti alla Procura, parlerà dei “rapporti confidenziali” che l’agenzia Cio aveva trasmesso alla società sammarinese Karnak a seguito di incarico che quest’ultima società gli aveva commissionato. Quel giorno a Vargiu venne sottoposto lo schema riepilogativo dei dipendenti e dei collaboratori della Cio da lui stesso esibito in occasione della precedente audizione del 4 marzo.

L’attenzione cade sul nominativo “Enrico N”, che gli investigatori invitano a identificare. Vargiu non ha nulla da dire, per cui viene chiuso il verbale di sommarie informazioni. Solo informalmente, una volta chiuso il verbale, lo stesso Vargiu riferirà a Colonnello Enrico Cecchi e  al Tenente colonnello Gianfranco Lucignano che “Enrico N” era il Maresciallo aiutante Enrico Nanna, la “divisa” che invece di dare la caccia agli evasori, secondao l’accusa non solo favoriva chi non doveva ma aveva anche un conto nascosto a San Marino.

Ora mi fermo ma domani continuo.

1 – to be continued

r.galullo@ilsole24ore.com

Aggiornamento del 5 maggio 2023: Il Tribunale penale di Rimini, con sentenza del 14 maggio 2021 ha prosciolto Marco Bianchini in ordine ai reati di corruzione e di rivelazione di segreti di ufficio, perché già in precedenza dichiarati prescritti con altra sentenza e lo ha assolto, perché il fatto non sussiste, in ordine al reato di estorsione. In precedenza, con sentenza del 17 maggio 2017, sempre il Tribunale di Rimini lo aveva assolto dal reato di riciclaggio perché il fatto non costituisce reato, mentre la Corte di appello di Bologna, Sezione II penale, con sentenza del 21 novembre 2019 lo aveva assolto dal reato di ricettazione perché il fatto non sussiste. Anche il Tribunale di San Marino, con sentenza del 26 gennaio 2018, lo aveva assolto dal reato contestato.

* P.S. Due giorni fa l’ufficio relazione esterne della Karnak ha diffuso il seguente comunicato: Le indagini e i relativi atti giudiziari che hanno coinvolto, insieme ad altri, il dottor Marco Bianchini risalgono agli anni 2007/09 e si riferiscono al suo ruolo di presidente del Consiglio di amministrazione della Fingestus, società che, già dal 2009, è gestita da professionisti indipendenti, sotto la vigilanza della Banca Centrale. Al tempo stesso, Marco Bianchini è anche noto come uno dei soci di Karnak S.p.A. Il collegamento fatto dai media tra le sopra citate vicende giudiziarie e la società Karnak è assolutamente improprio e strumentale, fatto solo per gettare discredito su un gruppo attivo da oltre cinquant’anni. Karnak è la riconosciuta e stimata leader di mercato nel proprio settore e da sempre assicura lavoro a migliaia di famiglie. Karnak, così come tutte le aziende del gruppo BI\Holding, continua a svolgere la propria attività d’impresa, animata dalla consapevolezza di essere nel giusto e difendendo il suo ruolo, meritatamente conquistato in decenni di onorato lavoro e tenacemente difeso da attacchi sleali, grazie all’operato dei propri collaboratori”.

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  • De Sade |

    Stavolta il vescovo preghi in silenzio.

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