Il Tribunale di Vibo è fermo: il carcere non ha più soldi per la benzina e la Procura sta peggio, senza carta e pc

La casa circondariale di Vibo Valentia non ha più soldi. E allora i cellulari resteranno in garage e non potranno trasferire i detenuti in udienza. Una misura coraggiosa anche perché il trasferimento dei detenuti è una fase delicatissima, soprattutto a Vibo Valentia, che ha un Tribunale fatiscente e gravissimi problemi di sicurezza.

Un dramma, quello della carenza di risorse anche solo per comprare la benzina, comune a tutte le carceri calabresi e del Sud in generale. Il problema era già emerso in Campania.

Il direttore del carcere me lo aveva anticipato alcuni giorni fa. I fornitori reclamano i pagamento del dovuto. Alla fine una situazione abborracciata si troverà”, mi ha appena dichiarato sconsolato al telefono il capo della Procura Mario Spagnuolo.

Spagnuolo ha appena inviato ai suoi colleghi una lettera che vi riproduco e di cui ringrazio Avviso Pubblico per la pronta segnalazione.

Leggete la lettera, che parla anche della drammatica situazione nella Procura di Vibo. E vergognatevi, insieme a me. C’è chi non si vergognerà: coloro i quali dicono che la riforma della giustizia è cosa fatta.

LA LETTERA 

Oggi il Tribunale non potrà celebrare processi con imputati detenuti. Il direttore della casa circondariale ha informato che non ha più la possibilità di reperire a credito carburante per i suoi veicoli. I fondi erano già finiti da più tempo. La comunicazione è avvenuta a mezzo telefono. La casa circondariale ha esaurito già da tempo i fondi per l'acquisto di carta.

Non che la Procura della Repubblica, sotto il profilo fondi, stia meglio.

Manca la carta per le fotocopie ed incontriamo gravi difficoltà nel rilasciare copie di atti all'utente che ha pagato i diritti; i fondi per l'acquisto del toner coprono appena il 50% del fabbisogno ( e non vi dico delle rigidità burocratiche quando si è proposto di acquistare cartucce rigenerate..), la dotazione della benzina è di 20 buoni per due autovetture, una delle quali, blindata, è destinata a magistrato sottoposto a misure di protezione, le sezioni di PG. non hanno computer, carta, toner e materiale di consumo e la Procura, che aveva finora sopperito al problema, non è più in condizioni di intervenire.

Nell'ultimo anno è arrivato un solo computer nuovo, non c'è manutenzione per quelli oramai vecchi ed usurati, sovente si deve ricorrere a quelli personali.

Per legge di natura proseguono i pensionamenti del personale amministrativo ( la cui età media è alta, sopra i 50 anni) senza copertura del posto. Per convenzione normativa, che equipara l'organico di diritto a quello di fatto, non abbiamo vuoti in un organico, che negli ultimi cinque anni ha comunque avuto una contrazione superiore al 20%.

Non siamo stati fermi, magistrati e personale amministrativo, ad assistere a tutto ciò: progetti, convenzioni con amministrazioni locali, ricerca di risorse esterne per far fronte quantomeno all'emergenza.

Ma fare ciò non è la fisiologia : le risorse per il funzionamento del sistema giudiziario devono provenire, per previsione costituzionale, dallo Stato tramite Ministero Giustizia.

E non è fisiologico soprattutto in terra di Calabria, in terra di Vibo Valentia, dove l'aggressione delle cosche allo Stato è ora ai massimi livelli : progetti per uccidere pubblici ministeri, minacce continue e gravissime a magistrati, attentati ad imprenditori e rappresentanti delle istituzioni locali.

In terra di Vibo Valentia gli attentati e le minacce ad imprenditori, sindaci, amministratori locali sono continui e quotidiani e gli investigatori ( a proposito tutte le forze dell'ordine sono caratterizzate a Vibo da una carenza di organico superiore al 15%) in difficoltà nel far fronte a tutte queste emergenze.

L'anno scorso il Ministro di Giustizia ha riunito, dopo le note vicende di Reggio Calabria, i capi degli uffici giudiziari, garantendo un impegno straordinario ed eccezionale per far fronte a quella che considerava un'emergenza nazionale. Il suo intervento fu molto apprezzato e su di esso si fondarono molte speranze.

Ciò che seguì non fu proporzionato alle attese ed alle speranze. Non so di preciso cosa è arrivato negli altri uffici giudiziari calabresi; qui a Vibo non è arrivato nulla e continuiamo a barcamenarci nell'emergenza, che ho indicato in questa mia lunga ed afflittiva nota.

Ma ora siamo arrivati al livello di guardia : quanto sta accadendo in questi giorni è la prova definitiva che la Calabria è una reale emergenza nazionale, i cui problemi irrisolti finiranno per contagiare – rectius stanno contagiando – l'intero territorio nazionale. Occorre riprendere quel discorso iniziato con il Ministro l'anno scorso, discutendo concretamente di allocazione e razionalizzazione delle risorse attraverso una progettualità straordinaria da realizzare subito.

Su queste cose penso che sia necessaria una riflessione di tutti.

 

Mario Spagnuolo

Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia

 

 

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  • maria |

    MANDIAMOLI IN CARCERE ALMENO UNA PARTE DI MAGISTRATI SONO COLLUSI E PEZZI DI…….PAGHIAMO UNA GIUSTIZIA CHE FA SCHIFO ALMENO NON CONSUMIAMO TROPPA CARTA E CAFFè CON I COMPARI.VERGOGNATEVI……GIUSTIZIERI SENZA DIGNITà.

  • fantapolitik0 |

    il tribunale di vibo è fermo-il carcere non ha più soldi.
    ho letto l’articolo di Galullo e considerato che quanto detto corrisponde a verità credo che sarebbe cosa buona e giusta chiudere il tribunale e mandare i giudici in mobilità,così come si fa per le aziende. per il carcere si faccia ana amnistia generale e mandiamo il personale in cassa integrazione.d’altra parte siamo convinti che tutti i processi che si fanno danno un risultato entro 2o anni e che i carcerati dovrebbero stare in carcere. i risultati non credo che valgono le spese che si fanno.allora liberi tutti.

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