La scuola Falcone a Palermo, l’abbraccio dello Zen ai Carabinieri e il richiamo a Hitler dell’ex sindaco di Cento

Guardie e figli di ladri che si abbracciano nel ricordo di Giovanni Falcone. Un miracolo laico di cui è capace la scuola palermitana che proprio al magistrato saltato per aria a Capaci alle 17.58 di 19 anni fa è intitolata.

Una scuola che è nel cuore dell’illegalità palermitana: lo Zen, quel quartiere il cui acronimo sta per Zona espansione nord ma che l’unica espansione che ha conosciuto è stata quella dei traffici criminali, a partire dalla droga. Una riserva sporca dalla quale Cosa Nostra attinge a piene mani la manovalanza.

Nei giorni in cui Palermo e l’Italia si mobilitano per ricordare Falcone, sua moglie, ma anche Paolo Borsellino e gli uomini e le donne di scorta morti con loro – oggi arriveranno migliaia di studenti con le navi della legalità e nell’aula bunker ci sarà la commemorazione alla presenza, tra gli altri, del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, del ministro dell’Interno Roberto Maroni e del presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello – la scuola “Giovanni Falcone” continua il suo cammino di legalità sempre più abbandonata a se stessa e nel silenzio delle Istituzioni (la cui storia ho raccontato anche sul Sole-24 Ore di ieri, domenica 22 maggio).

L’ultimo avvertimento – tra i tanti subiti negli anni – è di pochi giorni fa. Con la vernice rossa, sulle vetrate della scuola elementare, qualcuno si è divertito a lasciare una bara e una croce. Accanto un simbolo anarchico al quale non crede nessuno. Neppure il preside, Domenico Di Fatta, che pure ne ha viste di tutti i colori ma che, con il corpo docente, continua a riversare sui suoi ragazzi – difficili e provenienti da famiglie difficilissime – amore e cultura. “Quest’ultimo episodio – mi ha raccontato Di Fatta la cui intervista integrale va in onda oggi nella mia trasmissione “Sotto tiro” su Radio 24 che ciascuno può riascoltare andando sul sito www.radio24.itci mancava. Qualcuno ha voluto depistare visto che persino i movimenti anarchici ci hanno espresso solidarietà ma la situazione continua a restare drammatica. Ci hanno vandalizzato tutto, rubato tre telecamere e due, quelle principali, sono state distrutte e rivolte simbolicamente l’una verso il cielo e l’altra contro il pavimento”. Alcune mamme questa volta si sono fatte coraggio e hanno espresso la loro solidarietà che, di certo, qui non passa inosservata.

L’incoraggiamento più grande Di Fatta e gli insegnanti l’hanno però ricevuto nel corso di una manifestazione sportiva organizzata con Libera alcuni giorni fa per ricordare le vittime di Capaci e i 150 anni dell’unità d’Italia. Una manifestazione alla quale hanno preso parte, con i ragazzi delle classi elementari, anche i Carabinieri. E solo qui poteva accadere quel piccolo miracolo che accende una luce di speranza. Un ragazzo aveva riconosciuto il Carabiniere che il giorno prima, alla sua presenza, era andato in casa per arrestargli il padre. La prima reazione è stata quella di mollare la manifestazione e fuggire. “Lo abbiamo fatto ragionare – dice Di Fatta – e con l’aiuto di altri Carabinieri gli abbiamo spiegato che quell’arresto non era contro il padre ma nel rispetto della legalità. Il ragazzo ha capito e alla fine c’è stato un abbraccio con il Carabiniere”. Una metafora, un paradosso: la guardia che abbraccia il figlio del ladro.

LA TRAGICOMICA DI CENTO

Mentre Palermo, che rivivrà la commemorazione con la manifestazione “Giovanni e Paolo, due italiani”, assiste intorpidita alla brutalizzazione della scuola, a Cento, in provincia di Ferrara, il nome di Falcone divide.

Una proposta di intitolare una piazza al giudice e al suo collega Paolo Borsellino, ha spaccato l’amministrazione e la città. Il sindaco, Flavio Tuzet, che per altre vicende si è appena dimesso e che il 12 maggio è stato sostituito dal commissario prefettizio Pinuccia Niglio che porterà la cittadina alle elezioni, non aveva nulla in contrario ma preferiva “aspettare il prossimo giro di delibere, per intitolarne una nuova ai giudici e non cambiare nome a una già esistente”.

Peccato che con il commissariamento bisognerà aspettare un bel pò ma quel che lascia allibiti è l’accostamento, del tutto involontario, che l’ex amministratore ha fatto parlando di toponomastica cittadina. “Non avevo nulla in contrario sia ben chiaro – chiarisce Tuzet nell’intervista che manderò in onda domani, martedì 24 maggio nella mia trasmissione “Sotto tiro”– so che sono dei martiri anche se c’è tanta altra gente che lo meriterebbe. Si figuri che avevo persino proposto, con una provocazione, di intitolare una via ad Adolf Hitler, scrivendoci sotto che era un criminale. Un ricordo nei confronti di una persona che ha provocato danni all’umanità”.

Per carità, la provocazione c’è ma l’accostamento, anche solo virtuale è da brividi.

Auguro a tutti, oggi, di pensare alle 17.58 alla memoria del giudice Falcone e ai suoi valori. Che sono anche i miei. Che sono anche i nostri. Che non erano quelli di Adolf Hitler che merita solo oblio.

r.galullo@ilsole24ore.com

p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica alle 0.15 circa. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.

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  • uniromatv |

    Salve
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